Era il lontano 1999…

DECO_logo_modifEra il lontano 1999 quando Gino Veronelli lanciò l’idea della Denominazione Comunale come strumento per dare ai Comuni la possibilità di promuovere la ricchezza gastronomica e artigianale che tutt’oggi il mondo ci invidia.

L’idea era buona allora e lo rimane anche oggi: dare ai Sindaci, e quindi alle comunità locali, la possibilità di promuovere il proprio territorio attraverso i prodotti della propria tradizione.

C’è una diversità di fondo con tutto il complesso sistema di marchi ed etichette costruito dall’Unione Europea. Dop, Doc, Docg. Igt, Igp, al di la della funzione di tutela dell’origine e della qualità del prodotto a favore del consumatore, dovrebbero servire a costruire dei consorzi capaci di affrontare i mercati esteri con più forza di quella che può avere il singolo produttore.

Lo scopo di una De.Co. è ben altro. È quello di mantenere viva una tradizione o di aiutarla a non scomparire o ad affermarsi. Così facendo intorno a quella tradizione, a quel prodotto, alla festa paesana si ricostruisce l’identità di quel territorio, i cittadini imparano a riconoscersi in quel territorio e tornano a sentirsi comunità.

“Bisogna ricordarsi sempre da dove si viene per poter guadare lontano al futuro”. Questa frase di Churchill ha fatto storia ed è tanto più vera per i piccoli Comuni che si trovano a competere nel gioco mondiale della globalizzazione insieme alle grandi metropoli mondiali in una lotta ad armi impari.

In questa difficile partita non si può pensare di correre da soli e anche le leggi sembrano averlo capito, costringendo i singoli Comuni ad operare sempre più insieme in moltissimi campi. Le De.Co. possono aiutare anche in questo: è più facile imparare a collaborare quando si parla di cibo che non di appalti. Le denominazioni comunali non cambieranno il mondo, ma rappresentano uno schema di gioco di squadra di cui l’Italia ha bisogno e che può aiutare questo paese a ridisegnare l’identità culturale dei suoi luoghi, ad identificarsi intorno ad un prodotto che ha il sapore di quella terra, della fatica di chi lo produce, ad una tradizione che ha il volto dei nostri nonni.

 L’incontro tra Grumolo delle Abbadesse e il riso affonda nella notte dei tempi, all’epoca delle bonifiche eseguite dai Benedettini e dai Veneziani. Oggi Grumolo con la propria Festa del Riso e la propria De.Co. non sta cercando solamente di salvaguardare dall’estinzione una tradizione agronomica di indiscusso pregio, ma si sta facendo di tutto per promuoverla, per innovare e adeguare ai tempi una coltura millenaria come quella del riso.

Non è un cammino facile, ma è un passaggio obbligato per guardare avanti nel futuro con orgoglio.

Con la De.Co. sul riso l’Amministrazione Comunale ha giustamente voluto valorizzare lo sforzo e l’impegno quotidiano di chi lavora e produce dalla terra, riunendo un intero paese intorno ad una sua “peculiarità”.